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Le fake news dal grande schermo

di Giuseppe Borzacchiello

Il cinema è sempre stato una punta avanzata dell’elaborazione intellettuale e un fattore di cambiamento sociale. E le società tutte sono influenzate da questa importante industria culturale. Insomma, stiamo parlando di un vero e proprio mezzo di comunicazione di massa.

Come vengono raccontati gli animali sul grande schermo? Generalmente, prevale una narrazione aderente al mainstream
della natura bella e buona dove tutti gli animali vivono felici in armonia con il creato. Uno degli esempi che viene in mente è “Lassie”, una serie televisiva di successo in cui si esaltano le virtù del cane da pastore scozzese (Collie) simbolo di fedeltà e della capacità di essere il migliore amico dell’uomo.

Tuttavia, non sempre è così! Negli anni ‘70 un certo filone cinematografico ha veicolato un’immagine distorta di alcune razze canine quali ad esempio il Dobermann che è diventato esempio di ferocia. Probabilmente anche su questa base si è radicato nell’immaginario collettivo il falso mito di un cane che impazzisce perché ha una scatola cranica piccola. Una vera e propria leggenda metropolitana!

Certo il Dobermann è una razza da guardia e da difesa e non ha il carattere di un barboncino, ma è assolutamente un cane
fedele e dal temperamento equilibrato. Più o meno negli stessi anni il film “Lo squalo” di Steven Spielberg, basato sul racconto di Peter Benchley, diventava record d’incassi e dava origine ad una serie fortunata la cui trama ruota intorno ai feroci attacchi di uno squalo bianco.

Il cinema contribuiva a creare un falso mito: in poco tempo, lo squalo è diventato il temibile predatore i cui attacchi non
solo erano possibili, ma molto comuni. È bene chiarire che normalmente gli squali rifuggono l’uomo e molti degli attacchi
sono “provocati” ovvero dovuti a manovre improvvide di pescatori che maneggiano fiocine, improvvidi subacquei che provano
ad avvicinarsi all’animale per accarezzarlo o nutrirlo. Quindi, l’animale “provocato” si difende e reagisce a suo modo.

Nel 2020 in tutto il mondo si sono registrati 13 morti dovute ad attacchi fatali, ben poche se pensiamo che ogni anno i fulmini
uccidono 1000 persone e che in media ogni anno muoiono 540 persone a causa delle eruzioni vulcaniche. Dunque, continuiamo ad emozionarci vedendo film al cinema o seduti sul divano di casa, ma se il proiettore racconta di animali non cadiamo nella trappola delle fake news.

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